
Corro in aiuto di un'amica, ferita dalla cattiveria di chi la domenica tenta da sempre di portare nella propria disperazione tutti quelli che gli capitano a tiro.
Parliamo, parliamo... di noi. Lei piange, io cerco di farla ridere con un po' di autoironia sui miei capelli e raccontandole le mie vicissitudini sentimentali tra il serio e il faceto. Mi colpisce una sua frase:
"Da quando ti conosco, c'è sempre stato un uomo nella tua testa, e quell'uomo non eri mai tu".
Mi incita a prendermi maggior cura di me stesso, a coccolarmi un po' di più, a proteggermi e ad essere più ottimista, a non dare tutto per perduto prima del tempo, ma in ogni caso di non vivere in funzione di un'altra persona.
Non so se le due ore passate a parlare l'abbiano aiutata, i suoi problemi di relazione sono decisamente complicati e io so farla ridere nonostante tutto, ma sono anche una delle poche persone con cui può affrontare certi argomenti per lei molto dolorosi.
Di sicuro lei ha aiutato me. Non mi è mai piaciuto analizzarmi troppo, agisco spesso impulsivamente ed è molto raro che io mi soffermi a pensare sul perchè di certe mie reazioni. Ad essere sincero, non ho mai creduto molto utile riflettere sul perchè provo certe emozioni, il comprenderlo non mi aiuta a domarle e ho sempre trovato un po' di fascino nel mio spirito bohemien, libero e disperato, pazzo e melodrammatico.
Ma forse in certi momenti è giusto fermarsi un attimo e prendersi del tempo per riflettere e pensare. E' giusto che io cerchi di capire, ad esempio, che cosa mi fa stare bene. Chiedermi perchè mi basta una telefonata per farmi tornare il sorriso, o un sms per rattristarmi.
Ho voglia di continuare a ridere e di circondarmi di persone positive, di vivere passioni forti, ma se una sera mi sento di stare a casa a guardare Giacobbo in tv, che Vojager sia...
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