Mi sono innamorato di una canzone... Trash davvero il programma X Factor. Non l'ho mai seguito se non nel mio solito zapping serale. Insopportabile Morgan, malconcia la Ventura, la Maionchi (vera rivelazione) sanguigna al punto giusto, ma troppo schiacciata dalla logica del programma.
Tuttavia, la canzone di Tiziano Ferro cantata da Giusy nella serata finale mi ha emozionato. Non so se sia dovuto alle parole (per altro non originalissime se non a tratti) o alla voce un po' marcia della cantante, ma ascolto a ripetizione questa melodia.
Vorrei anche io che le persone che hanno attraversato la mia vita si ricordassero di me. Con rimpianto o sollievo, detestandomi o amandomi, va bene tutto purchè non ci sia l'indifferenza. Va bene tutto purchè un segno del mio passaggio rimanga in loro.
Credo che per alcune persone sia così, credo di aver lasciato in loro un ricordo, una emozione. E siccome ormai so che i rapporti eterni non esistono spero che anche le persone che ora frequento un giorno si ricorderanno di avermi incontrato e di aver provato qualcosa per me.
Io di molte di loro mi ricorderò... Conserverò nella mia memoria momenti, frasi, espressioni del viso ed esperienze fatte insieme...
Giusy Ferreri - Non ti scordar mai di me
Se fossi qui con me questa sera
sarei felice e tu lo sai
starebbe meglio anche la luna
ora più piccola che mai
farei anche a meno della nostalgia
che da lontano torna per portarmi via
del nostro amore solo una scia
che il tempo poi cancellerà
e nulla sopravviverà
E non ti scordar mai di me
di ogni mia abitudine
in fondo siamo stati insieme
e non è un piccolo particolare
E non ti scordar mai di me
della più incantevole fiaba
che io abbia mai scritto
un lieto fine era previsto e assai gradito
Forse anche è stata un po’ colpa mia
credere fosse per l’eternità
a volte tutto un po’ si consuma
senza preavviso, e se ne va
E non ti scordar mai di me
di ogni mia abitudine
in fondo siamo stati insieme
e non è un piccolo particolare
E non ti scordar mai di me
della più incantevole fiaba
che abbia mai scritto
un lieto fine era previsto e assai gradito
2 commenti:
(Morgan non era affatto insopportabile, a mio parere ha reso interessante un programma che altrimenti sarebbe sprofondato nell'inutilità della Ventura e del conduttore. Parentesi chiusa :-) )
Il tuo post mi ha fatto tornare in mente un pensiero di Pessoa che avevo letto tempo fa, riguardava ciò che gli altri rappresentano nella nostra vita. Lo rileggo ora ma non sono sicuro del perché mi sia venuto in mente proprio questo. Lo incollo qui sotto, magari tu stesso troverai il collegamento.
"Sono entrato dal barbiere con la disposizione consueta, col piacere che mi dà il fatto di poter entrare senza imbarazzo nei luoghi conosciuti. La mia sensibilità al nuovo è terribile: mi sento calmo solo nei luoghi in cui sono già stato.
Mentre mi accomodavo sulla poltrona mi è venuto fatto di domandare al garzone che mi stava collocando intorno al collo un lino freddo e pulito, come stesse il suo collega che serviva alla poltrona accanto, quel tipo spiritoso, più anziano di lui, che stava malato. Glielo ho domandato senza che mi premesse sapere: è stata una domanda suggerita dal luogo e dal ricordo. "È morto ieri", mi ha risposto senza tono la voce che stava dietro di me e le cui dita stavano finendo di inserire l'asciugamano tra la mia nuca e il mio colletto. Tutto il mio immotivato buonumore è svanito all'improvviso, come il barbiere della poltrona accanto assente per l'eternità.
È sceso il freddo nei miei pensieri. Non ho detto niente. Nostalgia! Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l'angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita. Volti che vedevo abitualmente nelle mie strade abituali: se non li vedo più mi rattristo; eppure non mi sono stati niente, se non il simbolo di tutta la vita.
Il vecchio anonimo dalle ghette sporche che mi incrociava quasi sempre alle nove e mezzo del mattino? Il venditore zoppo dei biglietti della lotteria che mi seccava senza successo? Il vecchietto tondo e rubizzo, col sigaro in bocca, che sostava sulla porta della tabaccheria? Il pallido tabaccaio? Cosa ne sarà di tutti costoro che, solo per averli sempre visti, hanno fatto parte della mia vita? Domani anch'io scomparirò da Rua da Prata, da Rua dos Douradores, da Rua dos Fanqueiros. Domani anch'io - l'anima che sente e pensa, l'universo che io sono per me stesso - sì, domani anch'io sarò soltanto uno che ha smesso di passare in queste strade, uno che altri evocheranno vagamente con un "che ne sarà stato di lui?".
E tutto quanto ora faccio, quanto ora sento e vivo non sarà niente di più che un passante in meno nella quotidianità delle strade di una città qualsiasi."
Leggendo il tuo commento mi rendo conto che forse mi sono sopravvalutato. Forse sono un passante nella vita degli altri e non è detto che il ricordo di me debba rimanere in loro. Magari un po' di nostalgia, un pensiero amaro e niente più sarà ciò che proveranno quando io sarò uscito dalle loro vite... Non mi fa sentire meglio, ma grazie.
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